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BASSO JONIO – DISCARICA. I CITTADINI INVOCANO LA MOBILITAZIONE Le Lampare chiedono un consiglio straordinario congiunto con i comuni del territorio

BASSO JONIO – La situazione di emergenza ambientale che si è venuta a creare a seguito dello sversamento di percolato nel fiume Nicà, proveniente dalla discarica per rifiuti speciali non pericolosi di contrada Pipino, nel Comune di Scala Coeli, preoccupa, e non poco, l’intero territorio. Cittadini, sindaci, agricoltori, associazioni ambientaliste, comitati e movimenti domenica scorsa si sono ritrovati in contrada Pipino per manifestare la loro contrarietà per quello che è successo il 22 giugno scorso a causa della rottura del tubo di aspirazione che avrebbe dovuto consentire lo stoccaggio del percolato in un’apposita vasca, in attesa del definitivo smaltimento, ma anche per chiedere senza mezzi termini la chiusura dell’impianto e la bonifica del sito.

Dopo il sopralluogo, il movimento Le Lampare ritiene necessario convocare d’urgenza un Consiglio Comunale Straordinario congiunto con le altre comunità del territorio (Terravecchia, Crucoli, Scala Coeli, Campana, Pietrapaola, Calopezzati, Umbriatico), aperto alle realtà associative e ai cittadini del comprensorio. Uno solo il punto all’Ordine del giorno: l’emergenza discarica di Pipino. Secondo gli attivisti, da sempre in prima linea nelle battaglie ambientali e in difesa del diritto alla salute, per prima cosa bisogna chiedere la bonifica dei luoghi colpiti e il ripristino dello stato dei luoghi, il tutto a carico della società proprietaria dell’impianto. Di conseguenza, bisogna chiedere anche la chiusura definitiva della discarica ad oggi sequestrata dai Carabinieri Forestale di Corigliano Rossano e la bonifica del sito.

«Reputiamo necessario – affermano dalle Lampare – che il Comune di Cariati, insieme agli altri comuni colpiti, inizino a calcolare e valutare gli effetti che l’incidente sta avendo sull’immagine del territorio. Effetti economici dei comparti interessati, come turismo, agricoltura e zootecnia, e dei costi diretti e indiretti – concludono – derivati dall’incidente accaduto il 22 giugno scorso».

Intanto, alla foce del Nicà, per 1 km a destra e sinistra da 5 giorni vige il divieto di balneazione che non può essere revocato senza i risultati ufficiali delle analisi sui corsi d’acqua e sulle acque marine eseguite da Arpacal. Dati che dovrebbero pervenire ai sindaci già nelle prossime ore per poter, eventualmente, revocare i divieti di balneazione, di pesca e di approvvigionamento idrico. (M.S)

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