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LAMPARE E LEGAMBIENTE: «ORA LA REGIONE REVOCHI L’AUTORIZZAZIONE ALLA DISCARICA DI SCALA COELI E PROCEDA ALLA BONIFICA»

“I Comuni del territorio devono costituirsi parte civile”

I primi ad esprimere soddisfazione per il sequestro della discarica di Scala Coeli sono gli attivisti del movimento “Le Lampare”. «Finalmente – dicono – il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura della Repubblica, ha compreso quello che cittadini, movimenti e Legambiente hanno sempre sostenuto e l’ipotesi investigativa consiste nel reato di disastro ambientale. Inutile ripetere tutto quello che abbiamo sempre contestato – continuano – noi de Le Lampare siamo cresciuti vedendo nascere e crescere quella discarica che nel nostro immaginario incarna le vesti di un vero e proprio mostro».

Il provvedimento di sequestro preventivo è arrivato martedì scorso, 12 novembre, a distanza di un anno e mezzo dalla fuoriuscita di 15mila metri cubi di percolato dalla discarica di contrada Pipino. Cinque le persone indagate per presunto disastro ambientale in concorso.

Le Lampare chiedono, alla luce degli ultimi avvenimenti, a tutti i Comuni del territorio di costituirsi parte civile e alle autorità preposte la definitiva chiusura dell’impianto, la bonifica dei luoghi e un risarcimento per le comunità. Non possono dimenticare la rabbia e l’amarezza per le mille difficoltà affrontate in questi anni: «Il nostro impegno è iniziato nel 2009 e non si è mai affievolito – rimarcano – anzi, oggi continua con più determinazione».

Il loro pensiero va anche alle persone che hanno lottato contro questa situazione e oggi non ci sono più. Tra questi, zio Gennaro Iemboli, l’anziano agricoltore proprietario di alcune quote di terreno nella valle del Nicà, che oltre ad essere stato sempre in prima fila nelle manifestazioni di protesta, aveva intrapreso azioni legali nel tentativo di bloccare la discarica. Era emigrato in Germania per mettere su la sua azienda di oltre 150 ettari nella terra in cui era nato. Zio Gennaro, come altri agricoltori e allevatori, riteneva la costruzione della discarica “un grande errore”, nonostante la società proprietaria dell’impianto, convinta delle sue ragioni, rigettasse le “accuse” ritenendole infondate e dai contorni diffamatori.

Il caso, negli anni, è stato al centro di diversi esposti e segnalazioni da parte del circolo Legambiente Nicà di Scala Coeli, Legambiente Calabria e Legambiente nazionale. La notizia del sequestro della discarica era molto attesa dall’associazione, che ha sempre riposto fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine e della Magistratura.

«Legambiente ha condotto una battaglia serrata contro la realizzazione della discarica e il suo ampliamento, a tutela dell’ambiente e della salute delle persone. – ricordano dall’associazione ambientalista – Una lotta combattuta con le altre associazioni, cittadini, contadini, agricoltori e amministratori che hanno contribuito a tenere alta l’attenzione sulla vicenda».

Nicola Abbruzzese, presidente di Legambiente Nicà di Scala Coeli, ricorda la caparbietà con cui l’associazione da lui presieduta ha portato avanti per anni, senza tregua, una battaglia fatta di segnalazioni ed esposti indirizzati agli uffici regionali e ministeriali. «Sono stati anni duri e faticosi – rimarca – sia sotto il profilo personale che associativo». Il Circolo Nicà, in questa battaglia, ha avuto sempre al suo fianco i vertici di Legambiente che, nella persona del presidente nazionale Stefano Ciafani e della presidente regionale Anna Parretta, dichiarano: «Con il sequestro della discarica si segna un punto di svolta, ma rimane il danno arrecato al territorio. Danni che testimoniano – affermano – gli errori commessi che si sarebbero potuti evitare in un territorio bellissimo con un’alta vocazione di agricoltura biologica».

A motivo di ciò, Legambiente chiede al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, di revocare in via definitiva l’autorizzazione alla discarica, mettendo la parola fine ad una brutta vicenda che – a parere dell’associazione – non sarebbe mai dovuta neppure iniziare. Chiedono infine alla stessa Regione, per il futuro, di puntare su una diversa gestione del ciclo dei rifiuti, che tuteli e protegga l’ambiente. (M.S.)

 

 

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