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BOCCHIGLIERO: IN PIAZZA IL FUNERALE DEL PAESE UCCISO DALLO SPOPOLAMENTO

La protesta del movimento “1000 Papaveri Rossi” e dei residenti che consegnano le tessere elettorali e le licenze commerciali. Chiedono investimenti pubblici per la rinascita delle aree interne

BOCCHIGLIERO – Mille papaveri rossi come semi che, lottando, fioriscono. Come mille anime nell’Altopiano della Sila Greca che decidono di lottare insieme per la rinascita e il futuro delle aree più disagiate, una nuova resistenza da parte di chi decide di non abbandonare questi luoghi, ma di viverli con consapevolezza e coraggio. Mille papaveri rossi sono anche le parole del celebre brano antimilitarista di Fabrizio De Andrè, “La guerra di Piero”, in cui i caduti in battaglia venivano onorati con questi bellissimi fiori di campo. Non è dunque un caso se a Bocchigliero i giovani hanno deciso di fondare lo scorso 25 aprile un movimento, “1000 Papaveri Rossi”, lo stesso che l’1 maggio ha organizzato una singolare manifestazione in Piazza del Popolo: la celebrazione del funerale simbolico di Bocchigliero, per dire basta alle promesse e alle parole vuote, e chiedere fatti concreti.

Nel corso della partecipata manifestazione, i residenti hanno riposto nella bara messa al centro della piazza, con tanto di manifesto funebre e foto del paese, le tessere elettorali e le licenze commerciali che saranno successivamente consegnate al Presidente della Repubblica. La raccolta verrà estesa anche nei comuni della Sila Greca e dell’area ionica

«Questo è solo l’inizio – affermano i membri del movimento – il nostro è stato un gesto forte, carico di dolore e dignità, per denunciare lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne, con l’obiettivo di creare una rete di cittadini che vivono in questi paesi abbandonati, ma anche dai “paesani” emigrati. È necessario unire le forze»..

È partito quindi dal cuore della Sila Greca il no al declino dell’entroterra e l’iniziativa ha già fatto registrare diverse adesioni. «Bocchigliero, come tanti piccoli comuni dell’entroterra calabrese, sta scomparendo – dicono dal Movimento – la popolazione invecchia, i giovani emigrano, le attività economiche muoiono e i servizi essenziali, come sanità e scuole, vengono tagliati. E in un territorio dove mancano i servizi essenziali, dove la montagna viene dimenticata e le promesse non si traducono mai in azioni, votare e fare impresa non ha più significato. Anche perché quest’area è la più colpita dalla regressione demografica e si trova nella regione più povera d’Europa».

Il movimento, che si dichiara apolitico, è aperto a tutti; sta già lavorando per realizzare una rete di cittadini che possa promuovere nuovi modelli di sviluppo socio economico e rivendichi con forza i diritti. Alla politica chiede di investire su lavoro e sviluppo. «Non invochiamo elemosine o sussidi – affermano gli attivisti – ma investimenti pubblici che abbiano una visione strategica e lungimirante per i territori. In Calabria – continuano – è indispensabile avviare un piano straordinario di assunzioni nel settore forestale, per la tutela di 670.968 ettari di bosco. L’attività, svolta in passato dagli operai forestali, è stata essenziale per la cura e la difesa delle aree boschive; alla fine degli anni ’70 la Calabria contava 80 mila forestali, oggi meno di 4 mila con un’età media di 62 anni. La loro mancanza pesa come un macigno sulle comunità: il bosco è fragile e il territorio si sgretola a causa del dissesto idrogeologico e, inoltre, mancano redditi capaci di tenere in vita le economie locali. La montagna è la più grande infrastruttura verde del paese, la cui salvaguardia – concludono – grava sulle comunità».

Per il Movimento, chi decide di restare o tornare nella terra d’origine deve essere consapevole che sta compiendo una rivoluzione. Oggi bisogna impegnarsi a difendere l’identità e la storia di queste comunità che non vogliono estinguersi, mettere in atto quella rivoluzione che l’antropologo Vito Teti chiama “La Restanza”. È stato proprio Teti, con i suoi scritti e le sue idee, a lanciare alle giovani generazioni la sfida dei piccoli paesi che resistono.  Uno di questi giovani di Bocchigliero, Davide Filippelli, definisce il prof. Teti “il Padre Costituente” del nuovo movimento. «Ma io non ho fatto nulla – afferma Vito Teti in risposta alla lettera che lo stesso Filippelli gli ha inviato per annunciare la nascita di 1000 Papaveri Rossi – questo nuovo movimento che nasce in un paese della Calabria mi riempie, comunque, di gioia e di speranza. Corro il rischio dell’autoesaltazione, o autocelebrazione, ma chi mi conosce e mi legge ha ben compreso che con “La Restanza” non ho cercato di raccontare soltanto una vicenda personale, ma ho inteso occuparmi di quelli che restano, di dare una parola e una voce a migliaia e migliaia di giovani che, sia che partano, sia che restano, sia che tornano, vivono con un crogiolo di emozioni, lacerazioni, nostalgie, contraddizioni, sentimenti, speranza un legame mai interrotto con il mondo di origine». Giovani che ora si sentono protagonisti di una rivoluzione che possa finalmente frenare lo spopolamento e dare una speranza di futuro a questi luoghi.

Maria Scorpiniti (Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce 5 maggio 2025)

 

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