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OSPEDALE DI CARIATI, RIAPERTURA IN CONTROTENDENZA

Mentre la sanità pubblica continua ovunque a privatizzare servizi e prestazioni. Nuovo messaggio di Roger Waters: «Una straordinaria vittoria degli attivisti»

CARIATI – «Non possiamo fare a meno del servizio sanitario pubblico non solo per tutelare la salute, ma anche per la coesione sociale». Continua a far discutere l’appello lanciato nei giorni scorsi da 14 scienziati italiani, preoccupati per gli squilibri territoriali e la crisi di un sistema che per le lungaggini delle liste d’attesa non soddisfa i cittadini e vede il personale sanitario sempre più in fuga verso il privato che offre migliori retribuzioni. Gli scienziati sollecitano un piano straordinario di finanziamenti che restituisca al Servizio Pubblico il ruolo che ha sempre avuto, di garanzia del diritto alla salute di tutti i cittadini, sancito dalla Costituzione; in caso contrario, con l’autonomia differenziata, potrebbe aumentare il divario già esistente tra Nord e Sud.

Gli scienziati non fanno altro che rafforzare quanto emerso durante la pandemia, quando a gestire la gravissima emergenza sanitaria sono stati gli ospedali pubblici che ora devono essere preparati ad affrontare le sfide future. Una consapevolezza che arriva dopo decenni di politica sanitaria fatta di continui tagli di risorse al Servizio Sanitario Nazionale in favore della sanità privata. Una politica che continua ancora oggi.

In questo marasma, la vicenda dell’ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati è un’eccezione. Aperto nel 1978 e chiuso ingiustamente nel 2010 dal Piano di Rientro targato Scopelliti, il nosocomio si sta preparando alla riapertura. Un caso unico, in controtendenza con quanto accade nel resto della Calabria e dell’Italia. Il presidio cariatese, per volontà del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, è inserito nella nuova rete regionale come ospedale di zona disagiata, integrato con lo spoke di Corigliano Rossano. Avrà 20 posti letto di Medicina, 4 di Cardiologia, un day surgery per prestazioni di chirurgia generale, servizi dedicati di Gastroenterologia e Oncologia, posti letto di Obi al nuovo Pronto soccorso, un centro di riabilitazione specialistica per le malattie di Parkinsosn e Alzheimer.

Per comprendere come si è arrivati al “miracolo”, è sufficiente guardare il docufilm dei registi Federico Greco e Mirko Melchiorre, “C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando”, prodotto da Play Entertainment con Studio Zabalik e distribuito da Fil Rouge Media, che continua a riscuotere successo nelle sale cinematografiche di tutta Italia. È il racconto delle scelte politiche ed economiche che hanno portato allo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, una volta tra i migliori del mondo, e in parallelo della vicenda emblematica di Cariati, della rabbia dei cittadini di un intero territorio privati di posti letto e servizi, i quali hanno messo in atto una lunga mobilitazione per reclamare il diritto negato alla salute.

Interessanti, nel documentario, le analisi di intellettuali, esperti e attivisti. Tra questi: l’epidemiologo Adriano Cattaneo; il docente di Sociologia dell’organizzazione sanitaria presso l’Università Tor Vergata di Roma ed ex direttore di Farmindustria, Ivan Cavicchi; la giornalista, esperta di cooperazione internazionale e diritti umani, Nicoletta Dentico; il medico, scrittore e politico Santo Gioffrè; il docente di Igiene e sanità pubblica presso l’Università di Firenze Gavino Maciocco; il direttore dell’International Institute for Society and Health di Londra, presidente della Commission on Social Determinants of Health dell’OMS Michael Marmot; l’economista Warren Mosler; il presidente nazionale Anaao Assomed Carlo Palermo; il docente di organizzazione sanitaria all’Università di Milano Maria Elisa Sartor; l’economista Randall Wray; il sociologo e politico svizzero Jean Ziegler; il politico, medico e attivista Vittorio Agnoletto; l’imprenditore ed economista Warren Mosler; il leader dei Pink Floyd Roger Waters; il regista Ken Loach; il fondatore di Emergency Gino Strada.

Analisi rapportate alla voglia di riscatto degli esasperati cittadini del Basso Jonio cosentino che, guidati dal comitato Uniti nella Speranza e dal movimento Le Lampare, nel novembre 2020, in piena pandemia, hanno occupato per mesi l’ospedale chiuso. L’ala al piano terra è divenuta luogo simbolo della lotta per i diritti negati. La vicenda è arrivata, oltre che all’attenzione del Consiglio regionale, in Parlamento con le interrogazioni del leghista Domenico Furgiuele, di Vittoria Baldino e Francesco Sapia del Movimento Cinque Stelle, sul tavolo dell’allora viceministro Pierpaolo Sileri e su tutti i media nazionali e internazionali, soprattutto dopo il clamoroso appello di Roger Waters, «Aprite l’ospedale di Cariati, subito!».

La svolta si è avuta due anni fa con il presidente/commissario alla sanità Roberto Occhiuto che, riconoscendo l’errore commesso nel 2010, ha inserito il Cosentino nella nuova rete ospedaliera regionale. Ora che il Piano regionale triennale ha avuto il via libera dei Ministeri, gli attivisti delle Lampare continuano a tenere alta l’attenzione e a chiedere il rispetto della tempistica riferita sia ai lavori di ristrutturazione in corso del nuovo Pronto Soccorso, sia all’arrivo di nuovo personale e degli strumenti promessi.

Intanto, nei giorni scorsi, è arrivato un nuovo messaggio di Roger Waters: «La riapertura dell’ospedale è una grande notizia. Bravi a tutti! Congratulazioni! È una straordinaria vittoria dei ragazzi di Cariati. Viva la Calabria. Con amore, Roger».

Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” 11 aprile 2024)

FOTO: lavori del nuovo Pronto Soccorso in corso

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