La denuncia di un padre: «Docente brava, ma come potrà aiutarla?». La prof si sta già mobilitando per seguire i corsi necessari
«La docente che hanno assegnato quest’anno a nostra figlia è una bravissima persona, tra l’altro originaria della vicina Mandatoriccio, ma non ha la specializzazione nel sistema Braille. Per questo ritengo non possa seguire in maniera adeguata la ragazza che dovrà affrontare l’ultimo anno di Liceo e l’esame di maturità». È determinato Antonio Victorio Cristaldi, papà di Alisea, una ragazza non vedente dalla nascita che vive a Terravecchia ma frequenta a Cariati il Liceo Scientifico “Stefano Patrizi”. Pensa che questo possa provocarle dei disagi, a discapito della didattica e dell’apprendimento.
Tramite il suo legale, l’1 ottobre scorso ha scritto sia all’Ambito Territoriale Provinciale di Cosenza, sia alla dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore di Cariati, Sara Giulia Aiello, affinché venga disposta per Alisea, entro sette giorni, una nuova assegnazione di una docente in possesso dell’idonea specializzazione nel sistema Braille, il metodo di lettura e scrittura specifico per ciechi. In caso contrario, è intenzionato a percorrere la via giudiziaria e a segnalare l’accaduto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti.
«A noi dispiace per la docente assegnata – afferma Cristaldi, in passato sindaco di Terravecchia – è una persona bravissima e cerca di impegnarsi il più possibile per seguire la ragazza che ha un handicap visivo totale. Il problema però – continua – è che mia figlia è al quinto anno di Liceo, non al primo per cui la docente avrebbe il tempo di frequentare il corso di Braille e continuare a seguire negli anni a venire Alisea. A casa esegue i compiti solo con questo metodo, ma quando arriva in classe la docente non può trascriverli perché non conosce il Braille».
La dirigente Sara Giulia Aiello, pur comprendendo a livello umano le preoccupazioni del genitore, dal canto suo rassicura: «La docente si sta già attrezzando per apprendere il Braille, ha contattato l’Unione Italiana Ciechi e seguirà il corso. Inoltre, per 10 ore settimanali – precisa – abbiamo un’assistente alla comunicazione che conosce il Braille, mandata dalla Provincia, che sta affiancando il lavoro della docente con cui Alisea, ci tengo a precisare, ha un ottimo rapporto». La Dirigente puntualizza che i docenti vengono nominati in base ad un algoritmo a livello provinciale, secondo una graduatoria. E che quest’anno, tra i docenti di sostegno arrivati, nessuno aveva il titolo per i non vedenti. «È l’attuale sistema di reclutamento che bisognerebbe riformare – conclude la dottoressa Aiello – le Università devono formare docenti di sostegno con tutte le competenze necessarie ad intervenire in casi diversi».
Sia Antonio che la moglie Patrizia sono dei genitori molto attenti al percorso scolastico della loro unica figlia. Hanno sempre offerto la loro collaborazione sin dalla scuola primaria, per consentire alla bambina la migliore serenità ed integrazione possibile. Aggiungono in proposito: «Non è stata mai nostra intenzione lucrare sulla disabilità di nostra figlia, anzi abbiamo sempre fatto tutto ciò che è stato nelle nostre possibilità. Ma accettare tutto questo non si può – dicono con amarezza – non possiamo permettere che venga mortificata nostra figlia, una ragazza speciale verso la quale madre natura è stata poco clemente e che ha bisogno di esser tutelata». Tra l’altro Alisea vanta un percorso di studi brillante, con voti altissimi che – rimarca il papà – non sono voti “di pietà” ed ha tutto il diritto di poter ambire ad un buon punteggio alla maturità.
Casi analoghi come quelli di Alisea si sono verificati in passato, ma diverse sentenze “storiche” del Tar e del Consiglio di Stato (tra queste la n.5851 dell’11 ottobre 2018) hanno sancito che l’insegnante di sostegno per i non vedenti deve necessariamente conoscere il Braille per esser in grado di comunicare con l’alunno e relazionarsi con lui. L’insegnante di sostegno – puntualizza il Consiglio di Stato – è un diritto dell’alunno disabile condizionato dalla circostanza che esso deve essere di volta in volta commisurato alle specifiche difficoltà nell’area dell’apprendimento, variabili in relazione al tipo di handicap. Nel caso di Alisea, la conoscenza del Braille da parte del docente consentirebbe un’integrazione a 360 gradi.
Maria Scorpiniti (Il Quotidiano del Sud 17 ottobre 2024)